Questo libro non vuole essere un saggio né, tantomeno, vuol essere simile ad uno di quei libri di scuola che gli autori hanno a loro tempo dileggiato; vorrebbe essere, invece, un invito ad amare Maigret e Simenon, ambedue così profondi conoscitori dell’animo umano, da farci sentire più ricchi e più saggi dopo ogni riga. (…) c’è un luogo dove tutti questi libri – con innumerevoli traduzioni in un impressionante numero di lingue – hanno la loro casa ideale: a Liegi, al primo piano del castello di Colonster, all’interno del “Fondo Simenon”. Lì, mi piace immaginare di poter scorgere in uno degli scaffali, in un prossimo futuro, questo prezioso Simenon in Italia più vicino a noi, per tanti appassionati o studiosi, penso che questo volume faccia parte di diritto della loro biblioteca simenoniana. Testo di consultazione, certo, ma anche – nelle minuziose descrizioni delle vesti tipografiche – punto di fuga della fantasticheria e della memoria. (Dalla Prefazione di Sandro Volpe)
PREFAZIONE
Come si diventa simenoniani? Per caso, è ovvio, ma dopo difficilmente se ne può fare a meno. In una lettera del ’77 indirizzata allo stesso Simenon, Francois Truffaut rivela come il suo ingresso nella “schiera pacifica dei simenoniani” fu deciso dalla lettura di una stroncatura di En cas de malheur, romanzo che poi lo entusiasmò. Per gli autori di questo libro e per me una coincidenza anagrafica ha deciso altrimenti: il nostro “primo contatto” è stato quello televisivo con l’indimenticabile serie degli anni Sessanta, con Gino Cervi e Andreina Pagnani, con le sigle di Luigi Tenco e di Tony Renis.
Talvolta la condivisione di una stessa passione letteraria può dar vita a veri e propri clan, votati ad un culto laico: i proustiani, con le madeleines della zia Léonie e l’immancabile – una volta nella vita – pellegrinaggio a Illiers-Combray. Credo invece che i simenoniani, in generale, non siano particolarmente sensibili alla commozione biografica: le quattro dozzine di matite nuove, la busta gialla, i riti, gli oggetti sono ingredienti del tutto secondari. Contano solo i libri, quell’universo da cui non vorremmo uscire, ogni romanzo letto tutto d’un fiato e il successivo che gli subentra rapidamente.
C’è un luogo dove tutti questi libri – con innumerevoli traduzioni in un impressionante numero di lingue – hanno la loro casa ideale: a Liegi, al primo piano del castello di Colonster, all’interno del “Fondo Simenon”. Lì, mi piace immaginare di poter scorgere in uno degli scaffali, in un prossimo futuro, questo prezioso Simenon in Italia; più vicino a noi, per tanti appassionati o studiosi, penso che questo volume faccia parte di diritto della loro biblioteca simenoniana. Testo di consultazione, certo. Ma anche – nelle minuziose descrizioni delle vesti tipografiche – punto di fuga della fantasticheria e della memoria.
Sandro Volpe*
*Sandro Volpe nato a Palermo nel 1958, insegna Teoria della letteratura presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Palermo. Simenon pdf